Laboratori per incentivare la comunicazione, rafforzare la lingua italiana e sostenere l’autonomia
Padroneggiare una lingua per i bambini sordi richiede spesso faticosi percorsi di apprendimento, a scuola e nella riabilitazione. Questo è il motivo che ha spinto la Fondazione Gualandi a proporre laboratori di lingua italiana in cui sperimentare, in piccolo gruppo, modalità di lavoro innovative e non “didattiche”: occasioni di apprendimento dove scoprire la lingua parlata e scritta nella quotidianità, nei luoghi conosciuti e frequentati, nelle azioni e nelle storie osservate, ascoltate e vissute. I laboratori sono innanzitutto uno spazio, uno stile di lavoro, un modo per avvicinarsi alla lingua facendo qualcosa di pratico, senza troppa fatica, rafforzando un tassello di competenza già posseduta o ancora da definire, ognuno con i propri tempi e modalità. C’è anche un aspetto di socializzazione importante: ritrovarsi tra bambini sordi per conoscersi e rafforzare la comunicazione, senza rinunciare al divertimento.
Un po’ di storia…
I laboratori sono nati nel 2003 come una sperimentazione e proseguono, con tale spirito, per cercare di offrire alle persone sorde strumenti verso l’autonomia, che passa attraverso la conoscenza delle cose, l’esperienza nel manipolarle e la capacità di usarle in altri contesti con modalità personali, utilizzando le proprie risorse.
Uno degli strumenti di conoscenza che la Fondazione da sempre promuove è sicuramente l’attività pratica e manuale, il fare e disfare per capire, lo smontare e rimontare per imparare ad immaginare.
Un secondo strumento di conoscenza è la lingua intesa come codice, come struttura, come cornice organizzativa del pensiero.
È su questi aspetti in particolare che abbiamo concentrato l’attenzione, selezionato gli ambiti d’intervento, individuando alcune priorità sulle quali agire.
I diversi nomi che nel tempo hanno assunto le esperienze in cui ci siamo misurati, insieme ai sordi, danno la misura di quanto varia e articolata sia stata la nostra ricerca, da Giocare con le parole, Amici in comunicazione, I Grandi Giochi, Il Giocoscopio del Sabato, Incontri a Tema, Spazio di Incontro, Alla Scoperta!, Scuola Aiuto!, Corsi di informatica, Il curriculum e la ricerca del lavoro, Panetteria, Orticoltura, Italiano per alfabetizzati e non alfabetizzati, e tanti ancora.
L’insieme delle esperienze ha messo in evidenza alcune costanti che influiscono sulle nostre scelte:
- la promozione della comunicazione, in ogni forma e con ogni linguaggio; uno dei primi pericoli della sordità, della presenza di un deficit è infatti quello di zittire, mettere a tacere la voglia, il desiderio, la motivazione a comunicare;
- il potenziamento dello sviluppo cognitivo, la costruzione di una conoscenza per concetti; comprendere, capire, padroneggiare ciò che accade intorno;
- l’allenamento a usare e padroneggiare con competenza un sistema linguistico, quello verbale , a prescindere dalla conoscenza o meno di un sistema segnico; riteniamo fondamentale infatti dare strumenti di orientamento e autonomia nel testo scritto, codice universale del mondo udente in cui ogni sordo , suo malgrado dovrà confrontarsi.
Il tempo ci ha mostrato con evidenza che la conoscenza reciproca fra sordi migliora il modo di sentirsi e percepirsi come persone tra persone e non come diversi o problematici, e questo sia figli di genitori sordi che di famiglie segnanti. Condividere difficoltà e percorsi influisce sulla costruzione della propria identità e autostima e permette di essere liberamente se stessi.
Perché giocare? Le infinite implicazioni che il gioco ha nello sviluppo cognitivo e affettivo sono ormai note. Il gioco libero creativo, ma anche quello con regole e finalità precise, sono il contesto di conoscenza privilegiato in cui ogni bambino ama concentrarsi e lavorare per raggiungere uno scopo o per godere anche del solo processo.
Perché la lingua scritta? Perché al di là della presenza o meno di un canale uditivo efficiente, la lingua verbale può essere acquisita con competenza da tutti i sordi , se ci sono idonee condizioni.
Quale autonomia? Quella comunicativa, linguistica, relazionale; essere capaci di comunicare bisogni e pensieri in ogni contesto, decodificare messaggi scritti, essere in grado di apprendere competenze pratiche, sapere e poter fare scelte.
Quale inclusione? Accedere al mondo produttivo con i propri mezzi, tempi e potenzialità, accedere alla cultura e gestire il tempo libero.
Quali modalità?
- Incontri di piccolo gruppo, attività pratiche con sordi di ogni età, sempre affiancate da un’attenzione particolare alla comunicazione e alla lingua italiana scritta e parlata.
- Momenti di approfondimento specialistico grazie alla presenza in sede di professionisti di logopedia e logogenia.
- Confronto con famiglie e insegnanti, incontri di conoscenza e scambio sul lavoro dei propri figli e momenti di riflessione su difficoltà ed esperienze comuni.
I laboratori rivolti ai bambini e ragazzi in fascia scolastica si sono evoluti nel tempo orientando l’azione verso una stimolazione linguistica sempre più mirata e precoce, inserita nel modo più naturale possibile in azioni quotidiane, in attività di gioco spontanee o più strutturate, nell’uso della narrazione, nelle sue diverse forme, quale strumento privilegiato per organizzare dimensioni spazio-tempo, per cogliere e vivere relazioni tra attori diversi e sviluppare la riflessione sugli eventi e sull’altro.
Lo stesso tipo di evoluzione ha riguardato le attività rivolte ad adulti sordi, che partite da necessità essenziali e concrete, hanno visto emergere altri bisogni fondamentali, più linguistici e comunicativi, ed hanno dato avvio ad un percorso di sperimentazione molto variegato.
Per informazioni: telefonare al numero 051 6446656 chiedendo di Franca Marchesi